La 1F incontra un archeologo subacqueo e un’archeologa

Il 2 ottobre 2024 abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad una videoconferenza con un archeologo subacqueo, per approfondire il tema delle fonti storiche. La settimana successiva, il 9 ottobre, abbiamo incontrato, sempre in videoconferenza, un’archeologa specializzata in scavi terrestri. È stato interessante confrontare le due esperienze, così simili ma, al tempo stesso, molto diverse. Durante il primo incontro, abbiamo conosciuto Sergio De Matteo, un archeologo subacqueo. Gli abbiamo rivolto molte domande, tra cui come fosse nata la sua passione per le immersioni. Lui ci ha raccontato che tutto è iniziato grazie a suo nonno, un biologo marino, che gli ha fatto scoprire le meraviglie del mare. La sua prima immersione risale ai suoi 14 anni, e poco dopo ha ottenuto il brevetto subacqueo.

Sergio ci ha spiegato che il suo lavoro lo porta a viaggiare moltissimo, soprattutto nello Stretto di Messina, dove viveva da giovane. Passa circa 200 giorni all’anno in immersione e lavora sempre in gruppo, solitamente composto da quattro persone. Collabora spesso con esperti di altre nazioni, ed è anche appassionato di biologia marina, un interesse trasmesso dal nonno. Ci ha affascinato scoprire che i relitti marini, oltre ad avere un valore storico, possono trasformarsi in veri e propri ecosistemi. Ad esempio, i pesci depongono spesso le uova nei relitti, creando nuove “case” per le loro famiglie. Sergio ci ha raccontato delle sue scoperte più importanti, tra cui il traghetto affondato nello Stretto di Messina e il Piroscafo Torino, una nave legata a Garibaldi. Tuttavia, il momento più emozionante della sua carriera è stato il ritrovamento di un raro Babofilo Nero, avvistato per l’ultima volta dal nonno negli anni ’70. Sergio ci ha anche parlato dei pericoli del mare: “Bisogna avere paura del mare,” ci ha detto, “perché è traditore.” Inoltre, ci ha fatto riflettere sull’impatto negativo dei rifiuti, come le reti fantasma, che possono danneggiare i reperti e l’ambiente marino. Tra le sue attività preferite ci ha raccontato delle immersioni notturne e della possibilità di stare a contatto con la natura. Non vediamo l’ora di leggere il libro che sta scrivendo, «I primi 10 metri», dedicato alle sue esperienze subacquee.

La settimana seguente abbiamo incontrato Chiara Zanforlini, un’archeologa specializzata nell’epoca romana. Lavora come guida al Museo Egizio di Torino e in estate partecipa a scavi nel Sud Italia. Anche lei ha viaggiato molto per il suo lavoro, con esperienze di scavo importanti in Piemonte, Sardegna, Toscana e Calabria, dove ha rinvenuto la tomba di un bambino bizantino. Tra i suoi lavori più significativi ci ha parlato di uno scavo in Israele. Chiara ci ha spiegato che anche il suo lavoro si svolge sempre in gruppo, spesso con esperti stranieri. Gli scavi richiedono molto tempo e impegno: in genere si riescono a completare uno o due scavi all’anno. Ci ha stupito sapere che gli scavi sono processi distruttivi: «Ciò che si toglie dalla terra non può essere rimesso al suo posto», ha detto, paragonando il lavoro degli archeologi a un libro di storia letto al contrario, dove si inizia dall’ultima pagina, la più recente. Abbiamo scoperto che il suo primo scavo risale al 2008, quando trovò un vaso d’argilla, un momento che ricorda con grande emozione. Tuttavia, anche sulla terraferma il lavoro è ostacolato dai rifiuti, che possono compromettere i reperti. Un’altra difficoltà è rappresentata dai tombaroli, ladri che di notte rubano i reperti dagli scavi. Per contrastarli, spesso gli archeologi devono organizzare turni di guardia notturna.

Queste due esperienze ci hanno entusiasmato e ci hanno permesso di scoprire quanto siano affascinanti e impegnativi i mestieri degli archeologi, sia in mare che sulla terra. Tutte le nostre domande hanno ricevuto risposte esaustive, e siamo grati a Sergio e Chiara per aver condiviso con noi la loro passione e il loro tempo. Speriamo di poter ripetere presto un’esperienza così formativa, che ha reso la lezione davvero unica e coinvolgente.

Zoe T. Dalbesio e Leonardo Manera – 1F, liceo scientifico “delle scienze applicate”

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