GIORNATA DELLA MEMORIA: Come solidarietà e unione sconfissero il nazismo.

Le classi 4F e 4E presso il teatro Magda Olivero scoprono l’esemplare storia dei “Ragazzi di Villa Emma”.

Il giorno 23 gennaio, in occasione dell’imminente Giornata della Memoria, noi ragazzi della 4F, insieme alla classe 4E del nostro istituto, abbiamo avuto l'opportunità di vivere una toccante esperienza presso il teatro Magda Olivero di Saluzzo. Abbiamo infatti partecipato a un'iniziativa, promossa dal Comune, organizzata per coinvolgere gli studenti delle scuole del Saluzzese in un percorso di consapevolezza e riflessione.

L'evento ci ha condotto, attraverso le parole di Chiara Filippini, nel cuore di un’importante pagina di storia, capace di farci comprendere quanto possano essere straordinari il coraggio e la solidarietà umana in un periodo buio come quello dell’Olocausto. Ci è stata raccontata la vicenda di Nonantola, un paese del Modenese, che durante la Seconda Guerra Mondiale divenne un simbolo di resistenza e umanità.

Qui, a partire dalla primavera del 1942, riuscì a trovare rifugio dalle deportazioni di massa naziste un grande gruppo di giovani ebrei, circa una settantina, dai 6 fino ai 21 anni di età, quasi tutti orfani a causa dei campi di concentramento. Accompagnati solo da alcuni adulti e assistiti dall’organizzazione DELASEM (Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei), avevano come meta l’arrivo in Palestina, la loro antica terra promessa, in cui poter essere finalmente liberi da tutto l’orrore vissuto. 

Dopo essere stati raggiunti dai combattimenti, prima a Zagabria e successivamente a Lesno Brdo in Slovenia, sembravano non avere più luoghi dove rifugiarsi, fin quando, l’organizzazione in loro tutela individuò Villa Emma, a Nonantola in provincia di Modena, come luogo ideale, un rifugio sicuro in un mondo devastato dall'odio.

Il sito in cui i ragazzi ebrei si ritrovarono era un universo contadino dove l’agricoltura assorbivae circa l’80% della popolazione, dunque molto distante culturalmente dai loro luoghi di provenienza. C’erano o differenze di lingua, di stili di vita, di mentalità, ma ciò favorì di fatto solo la curiosità da parte dei locali che non si limitarono ad accoglierli, ma li considerarono parte della propria comunità, fornendo loro cibo, protezione e soprattutto un senso di speranza. Scartata l’idea di mandarli alla scuola ebraica di Modena, a ottobre del ‘42 vennee organizzato un vero e proprio istituto diviso in fasce di età proprio presso la Villa. Si insegnavano musica, letteratura, storia, filosofia, scienze, l’ebraico, l’italiano e inoltre si disponeva persino di un’ampia biblioteca.

Il clima era positivo e la guerra sembrava lontana per Villa Emma, fino a quando a settembre del 1943, viene annunciato l’armistizio con gli angloamericani. I responsabili capiscono la pericolosità del rimanere nella villa e chiedono aiuto a Giuseppe Moreali, il medico cittadino, il quale grazie all’aiuto del parroco, riesce a nascondere la maggior parte del gruppo nel seminario; gli altri sono ospitati da numerose famiglie di nonantolani che nei giorni successivi saranno in grado di agire in modo eroico, nascondendo bambini, adolescenti e ragazzi alle truppe tedesche. I perseguitati però non possono rimanere in paese ancora a lungo: la possibilità di un rastrellamento nazista è sempre più concreta. Grazie a dei nuovi documenti d’identità, vengono quindi divisi in tre gruppi e portati in Svizzera dove resteranno fino alla fine della guerra nel 1945, anno in cui termineranno il viaggio raggiungendo quasi tutti le sponde del medio-oriente.

Oggi Villa Emma è molto più di un edificio: è un simbolo vivo di resistenza morale, di lotta per la giustizia e di resilienza di fronte all'orrore. Rappresenta il valore universale della solidarietà e ci invita a non dimenticare il potere che i gesti di coraggio quotidiano possono avere nel cambiare il corso della storia.

Il messaggio che ci è stato trasmesso è stato profondo, grazie anche al supporto di video e testimonianze dirette di chi ha vissuto quei tragici eventi. Ogni parola, ogni immagine, ci ha spinto a riflettere su quanto sia fondamentale mantenere viva la memoria, affinché atrocità simili non si ripetano mai più.

Noi ragazzi siamo chiamati a farci custodi di questa memoria, a tramandarla con consapevolezza e impegno, per costruire un futuro che si fondi sul rispetto, sull'empatia e sulla dignità di ogni essere umano.

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