Il terzo incontro del progetto legalità - Carlo Alberto Dalla Chiesa: l’uomo dietro l’uniforme
Martedì 5 marzo 2024 si è svolto il terzo incontro del Progetto Legalità, un programma promosso dall'Istituto Denina-Pellico-Rivoira, dal Liceo Bodoni e dal Liceo Soleri-Bertoni, in collaborazione con il presidio di Libera "Dalla Chiesa" di Saluzzo.
L’incontro, che ha avuto luogo nella Sala Tematica del Quartiere, presso la Caserma Mario Musso, si è aperto con una toccante testimonianza diretta su un aspetto spesso dimenticato o poco noto: la figura privata di Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’uomo vero, ricco di affetti e legami, che stava dietro alla divisa di generale.
Questa significativa esperienza è stata resa possibile dalle testimonianze delle nipoti della balia del generale, che ci hanno raccontato quale fosse il rapporto tra il comandante e la stessa balia. Abbiamo potuto conoscere meglio il carattere e gli intimi valori dell’importante figura pubblica di Carlo Alberto, che ha lasciato il segno nella storia come difensore della giustizia.
La signora Anna Petiti, insieme alla cognata Michela Boretto e alla nipote Ludovica, con l’appassionato racconto di vari episodi e aneddoti, ci ha fatto scoprire le qualità del generale nelle relazioni familiari e affettive.
Dalla Chiesa, infatti, si era legato profondamente alla sua balia Teresa, tanto da venirla a trovare ogni qualvolta gli fosse possibile, tornando nella piccola città natale di Saluzzo, che egli stesso amava chiamare “la mia piccola Firenze”. Da quanto ci è stato riferito, solo quando veniva a farle visita, il generale poteva spogliarsi delle sue vesti da forza dell’ordine e sentirsi finalmente una persona comune, che si poteva sedere a tavola a cenare con gli amici o i familiari, libero di essere se stesso.
Sotto l’uniforme, infatti, c’era un uomo semplice, gentile e ricco di umorismo, di giovialità; era sempre un momento di festa gioiosa quando veniva a trovare Teresa, che usava addirittura chiamare mamma, proprio per il forte legame che li univa.
La signora Petiti ha condiviso con tutti noi diverse foto, lettere e biglietti ricevuti da Teresa da parte del generale che, anche dopo il suo trasferimento in Sicilia, ha continuato sempre a mantenere vivi i rapporti tramite messaggi epistolari o anche solo cartoline, su cui lasciava sempre una firma e una dedica personale.
Mi ha colpito in modo particolare un oggetto, che ci ha mostrato la nipote di Teresa: una piccola rosa di ferro, portata da Carlo Alberto Dalla Chiesa in una delle occasioni in cui era venuto a far visita a “mamma Teresa”, e donatale unitamente a queste parole: “volevo portarti delle rose, ma so che sarebbero appassite, questa non appassirà mai”.
Questo gesto mostra molto bene quale genere di persona fosse veramente Dalla Chiesa: un uomo d’onore, che si occupava del proprio lavoro, ma anche un padre, un fratello e soprattutto un figlio grato e affettuoso.
La testimonianza sulla vita privata di questo grande uomo è stata per noi un'illuminante occasione di riflessione sulla profondità del suo impegno, non solo nel campo professionale, ma anche nella sfera personale.
Attraverso la sua dedizione alla famiglia, alla comunità e ai valori etici, Carlo Alberto ha incarnato i principi fondamentali di giustizia, di integrità e di coerenza, confermando che la vera grandezza non risiede solo nelle azioni pubbliche, ma anche nelle semplici scelte private, fatte con spontaneità, rispetto e generosità.
La seconda parte dell’incontro, dedicata all’arte, intesa come specchio dell’anima e delle qualità di Carlo Alberto, ha visto come protagonisti gli artisti Franco ed Ugo Giletta.
In particolare, il professor Franco Giletta ci ha condotti attraverso un viaggio nel tempo, per ripercorrere le fasi di ideazione, costruzione e realizzazione del monumento dedicato al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, commissionato dalla città di Saluzzo per la ricorrenza dei 100 anni dalla sua nascita. L’opera è un raro esempio d’arte collettiva, corale, in cui sei artisti hanno rappresentato, attraverso vari stili, in un'ideale colonna, i sentimenti di gratitudine e riconoscenza della comunità.
La prima sezione in basso è opera di Ugo Giletta, che ci ha mostrato in video come è stata lavorata la pietra di Luserna, con incisione ottenuta a spacco naturale tramite esplosivo. Sul blocco, volutamente lasciato grezzo, l’artista ha inciso una linea, che simboleggia il percorso della vita del Generale dalla Chiesa. I segni verticali attorno alla pietra sono ciò che rimane del foro per il detonatore. Questo, ci ha detto Ugo Giletta, è un voluto rimando alla violenza dell’esplosivo usato spesso negli atti terroristici e mafiosi per uccidere e distruggere.
Salendo in alto, nel corpo composito, si trova una sezione dell’artista Guido Palmero, in cui c’è una retropittura su plexiglass e stampa digitale su vetro stratificato. Dall’esterno si possono notare tante persone in cammino, simbolo di un cammino di ideali della società civile, di tutti i cittadini consapevoli dei loro diritti, pronti a lasciarsi alle spalle la violenza per uno stato di diritto, di giustizia e pace.
Infine, perfettamente in mezzo, l’opera è fatta di acciaio inox e maglia d’acciaio. L’artista che ha realizzato questa sezione è Alessia Clema. Da un bottone bombato metallico che reca, non a caso, lo stemma dei Carabinieri, arma cui apparteneva anche il papà del Generale dalla Chiesa, parte una treccia in maglia d’acciaio, che si snoda lungo le pareti del cilindro.
Franco Giletta, come lui stesso ci ha raccontato, ha voluto rendere omaggio alle virtù umane che hanno caratterizzato la vita del Generale, raffigurando le Virtù cardinali con volti femminili su lastra di acciaio satinato, richiamando così l'arte rinascimentale e gli sviluppi della Pop art. Ogni figura reca simboli delle Virtù ed è orientata verso i punti cardinali, rappresentando così anche i pilastri dell'orientamento morale di Carlo Alberto dalla Chiesa.
Lorenzo Griotti, attraverso l'uso di acciaio inossidabile e colori smaltati a fuoco, ha rappresentato simboli geometrici e mitologici, che riflettono il panorama saluzzese e il viaggio della vita del Generale, segnato dalla trappola metallica dell'agguato di Palermo, con colori che richiamano tappe significative della sua vita.
Anna Panacci Valla si è espressa attraverso un'incisione su lastra di acciaio inox satinato, dando vita a una sezione, in cui le parole del Generale dalla Chiesa sono diventate protagoniste. Le parole del Generale si ergono così nell'aria su nastri ancorati, ma al tempo stesso liberi, incise con fermezza sull'acciaio, richiamando alla necessità di una nuova rinascita civile.
Conoscere i due artisti Ugo e Franco Giletta ed assistere al loro processo creativo ci ha offerto uno sguardo privilegiato sul lavoro che sta dietro l'opera. Abbiamo osservato le abilità degli artisti, la loro tecnica e maestria nel manipolare i materiali. Dalle prime bozze fino alla realizzazione finale, ogni fase ci ha rivelato il duro lavoro, la pazienza e la dedizione necessarie per portare l'opera alla sua compiutezza.
Inoltre, seguire le fasi di costruzione ci ha anche consentito di cogliere l'ispirazione che ha guidato ciascun artista, apprezzando non solo l'estetica dell'opera, ma anche il suo significato più profondo e le emozioni e i messaggi che l'artista ha cercato di trasmettere.
Comprendere le fasi di costruzione di quest'opera d'arte accresce l'importanza dell'arte nella società: ogni opera porta con sé un messaggio, un'idea, che può influenzare e ispirare coloro che la contemplano.
L'arte è davvero un veicolo eccezionale per esprimere idee, emozioni e punti di vista, e il processo creativo è un riflesso di ciò che rende l'arte così potente e significativa per l'umanità.
Ludovica Verlengo, Alice Cavassuto – 5S, liceo scientifico sportivo;
Molinengo Luca, Stingaciu Florin e Emanuela Beltrand – 3F, liceo scientifico delle scienze-applicate